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I monumenti di Avellino e del territorio circostante
Carcere Borbonico
Carcere Borbonico
Alla fine del XVIII secolo le vecchie prigioni avellinesi erano divise tra le stalle di Palazzo Caracciolo, i terranei di Palazzo Testa e degli Aberrati, luoghi orribili e crudeli come dice Giuseppe Zigarelli.

Inizialmente si pensò di adattare l'antico castello a prigione, secondo un progetto del 1815 dell'ingegnere Romualdo de Tommassy.

Fallito questo progetto si decise la costruzione di un nuovo edificio che sarebbe dovuto sorgere nell'area di "Campo di Marte". Il 4 agosto del 1821 fu trasmesso a Napoli il primo progetto del "Nuovo Carcere Centrale" realizzato dall'ing. Luigi Oberty, ma la commissione esaminatrice del corpo reale di Ingegneri di Ponti e Strade lo respinse perché troppo legato alle antiche concezioni punitive e indicò i principi progettuali e concettuali cui si sarebbe dovuto attenere il nuovo carcere.

La teoria proposta si rifaceva alle teorie che il filosofo e giurista inglese Jeremy Bentham aveva esposto nel Panopticon, la casa di ispezione, nel 1791.

Alla realizzazione del nuovo progetto contribuì Giuliano De Fazio, architetto molto attento alle nuove tendenze dell'architettura a livello europeo e noto per aver realizzato le serre in ferro, vetro e colonnati dorici dell'orto botanico di Napoli.

La struttura dell'antico carcere borbonico è costituita da 5 padiglioni, oltre alla palazzina destinata agli uffici del direttore e alla tholos (un unico ambiente su tre livelli posto al centro del complesso). L'alto muro di cinta in tufo racchiude tutti i corpi di fabbrica, delimitando in maniera marcata la funzione degli spazi annessi e del giardino, costituendo così una imponente struttura a pianta esagonale che costeggia su un lato il corso principale Vittorio Emanuele.

I tre padiglioni, destinati alla detenzione maschile, si differenziano dagli altri per una maggiore ricercatezza nel disegno delle facciate, realizzate in mattoni pieni, con i finestroni inquadrati in arcate incassate e marcapiani in pietra bianca, raccordati in modo originale con i corpi di fabbrica che consentono il passaggio diretto da un padiglione all'altro.

Dal 1999 uno degli edifici è già utilizzato come sede degli uffici della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio, per il Patrimonio Storico, Artistico e Etnoantropologico di Salerno e Avellino, nella ex palazzina comando si sono di recente trasferiti gli uffici della Soprintendenza ai Beni Archeologici delle province di Salerno, Avellino e Benevento.

Inoltre è da poco conclusa l'opera di restauro del muro di cinta, del giardino, della tholos, consentendo l'apertura al pubblico di una cospicua parte del complesso che, posto al centro della città, può avere il ruolo di polo culturale.
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