I monumenti di Avellino e del territorio circostante |
La fontana dei tre cannoli |
All’interno del Centro Storico di Avellino, lungo la trafficata strada delle Puglie, percorso obbligato nei secoli scorsi per rifornire la capitale del Regno di ogni sorta di dettate, sorge l’artistica Fontana dei Tre Cannoli. La fontana è uno dei monumenti più significativi della storia di Avellino. Oltre ad essere conosciuta con il nome popolare è detta anche Fontana Caracciolo o Fontana di Bellerofonte. Questo nome deriva dalla statua centrale che raffigurava , nel marmo, Bellerofonte nell’atto di uccidere la Chimera. Francesco Marino I Caracciolo , nel 1669, commissionò l’architetto bergamasco Cosimo Fanzago di portare all’antico splendore la Fontana dei Tre Cannoli. Questa Fontana, prima dell’intervento della mano di Cosimo Fanzago, doveva essere uno dei tanti utili e poco nobili abbeveratoi cittadini che alimentavano gli angoli più in vista della città. La fontana raccoglieva la fresca e limpida acqua che sgorgava dalle falde del Partenio. La Fontana, posta tra due brevi rampe di cinque gradini, porta cinque nicchie, di cui tre circolari. Nelle nicchie superiori alloggiavano i busti di un patrizio e di una matrona romana. Ai lati altre due nicchie più grandi custodivano, su appositi piedistalli, due statue di marmo di buona fattura. Al centro, l’ultima nicchia , infine, custodiva la statua di Bellerofonte nell’atto di uccidere la Chimera. Il gruppo marmoreo della Fontana conserva , ancora, lo stemma civico e dei Caracciolo in marmo. Due lapidi, di epoche diverse, per ultimo, ricordano gli interventi manutentivi apportati nei secoli. Nel secondo restauro, del 1866 , operato dal Comune di Avellino, fu anche abbassato il livello stradale , e fu spostata in giù la sola vasca , alla quale fu aggiunto uno zoccolo all’antico prospetto che rimaneva in alto. Oggi la Fontana si presenta spoglia e disadorna . Le statue sono state trafugate a più riprese. Nel 1799 i francesi pensarono a far scomparire alcune di esse . Il Bellerofonte di marmo è sopravvissuto a guerre e terremoti ma non alle ultime razzie. Nei giorni immediatamente successivi al Ferragosto del 1983 anche la statua del piccolo Bellefonte , sparì dalla nicchia che, come le altre, oggi rimane orba delle statue che conferivano prestigio e decoro al vecchio monumento. |
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