I monumenti di Avellino e del territorio circostante |
La dogana |
La storia della Dogana avellinese si confonde con la storia dell’intera città; la sua presenza, datata dal 1007, testimonia l’importanza del commercio, avvertita sin dal sec.X. Essa contribuì a dare risalto alla massima espressione dell’attività commerciale che ebbe, nella Dogana, il suo tempio . La Dogana sorse tra gli incroci di importanti strade che confluivano ad Avellino. col passare degli anni, da semplice deposito di dettate, monopolizzò ben presto la vita politica, burocratica, commerciale, tributaria e fattiva dell’intera comunità. Sede di fiere , ospitava nella piazza antistante anche i mercati. La dogana era considerata una moderna "borsa", tanto da fissare il prezzo corrente sul mercato dei prodotti, influendo persino nelle zone di Napoli e di Terra di Lavoro, fino alle coste di Amalfi e Capri, ove era solito attenersi al " prezzo secondo la valuta che corre in Avellino ". I prodotti principali commerciali erano in massima parte grano, granone, orzo, fave, legumi, ecc.. Il funzionamento della Dogana alla metà del ‘700 dava lavoro a circa cento persone di fatica.. Nel 1674, l’architetto Cosimo Fanzago consegna al Principe Francesco Marino Caracciolo la Dogana restaurata in ogni sua parte, specialmente nella facciata , che offre la quinta alla Piazza Centrale, divisa in due piani. Il primo (inferiore) presenta cinque lunette in rapida successione. Al centro della facciata trovano alloggio due statue: Diana ed un Efébo. Il piano superiore accoglie cinque riquadri , nella stessa scanzione delle lunette del piano inferiore. Nel riquadro centrale dimora una lapide. Gli altri riquadri portatori di altrettante nicchie, contenevano quattro busti marmorei, rappresentanti Adriano, Augusto, Pericle ed Antonino Pio. Nelle due nicchie si ammiravano, poi, la statua di una Venere e la statua di Marino I Caracciolo. Il piano attico , infine , rimaneva ornato da altre due statue: Apollo con la lira ed un Niobede. Pinnacoli, anfore ed altri elementi decorativi completavano la parte alta. Sul frontespizio abbiamo ancora due leoni in pietra , che reggono lo scudo principesco dei Caracciolo; mentre, più in alto, due stemmi araldici completano il frontespizio. Agli inizi del ‘900 lo stabile fu adattato a sala cinematografica , perfezionata in vera sala da cinema nei successivi anni ’30, completa di loggia . In seguito fu definitivamente trasformata a cinema teatro e intitolata a Re Umberto , come la strada omonima. Danneggiata dai bombardamenti del 14 settembre 1943 e dal terremoto del 23 novembre 1980, è stata restaurata dopo i due tragici eventi. Nella Notte del 17 dicembre 1992, un violento incendio distrusse il vecchio Cinema Umberto, da oltre mezzo secolo allocato in quello che fu uno dei monumenti più insigni della città di Avellino: la Dogana. L’incendio ha risparmiato la sola facciata.
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